Spreco alimentare: dall’Europa alle scuole italiane, la lotta entra nel vivo
Dalla normativa europea ai programmi educativi, strategie e progetti per ridurre gli sprechi e sensibilizzare le nuove generazioni
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calendar_month 26/09/2025
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ITALIA – Il 29 settembre ricorre la Giornata mondiale dedicata alla lotta contro lo spreco alimentare, una ricorrenza che quest’anno assume un significato particolarmente rilevante sotto il profilo politico e sociale. L’Unione Europea ha infatti approvato una nuova direttiva che entrerà in vigore nel 2026, fissando traguardi obbligatori per ogni Stato membro: entro il 2030 si dovranno ridurre del 30% gli sprechi provenienti da nuclei familiari, ristorazione e vendita al dettaglio, e del 10% quelli legati alla filiera industriale e di trasformazione. Una svolta necessaria, considerando che oggi nell’UE viene gettato via il 10% degli alimenti disponibili, generando un costo superiore ai 130 miliardi di euro all’anno, mentre 37 milioni di cittadini non riescono a permettersi un pasto nutriente ogni due giorni.
L’esperimento italiano: mense più sostenibili
Mentre Bruxelles fissa nuovi obiettivi, in Italia c’è chi passa ai fatti. La società benefit PlanEat, nata nel 2020 per iniziativa del fisico Nicola Lamberti, ha avviato un progetto pilota nella mensa scolastica di Borgarello (in provincia di Pavia), ottenendo risultati notevoli. Utilizzando una piattaforma digitale per la programmazione dei pasti e coinvolgendo attivamente bambini e genitori, in soli tre mesi si è ottenuta una riduzione del 52% degli sprechi alimentari, con una diminuzione media del 20% nella quantità di cibo prodotto. Pane, verdure e minestre, tra i cibi più spesso scartati, hanno visto un netto calo nei rifiuti, anche grazie all’introduzione della “porzione assaggio”, che ha incoraggiato i bambini a provare alimenti inizialmente poco graditi.
MenSana: un cambiamento silenzioso ma efficace
Il progetto, denominato MenSana, è stato realizzato grazie a un finanziamento del PNRR promosso da OnFoods e guidato dallo IUSS di Pavia, in collaborazione con la cooperativa La Rosa dei Venti e la divisione scolastica di PlanEat. Attraverso la piattaforma, le famiglie potevano scegliere ogni giorno tra due opzioni per primo, secondo e contorno, tutte bilanciate dal punto di vista nutrizionale. Questo ha incentivato una maggiore partecipazione e senso di responsabilità tra i genitori e gli studenti.
I dati raccolti sono significativi: il 95% degli alunni ha utilizzato regolarmente la piattaforma, il 90% delle famiglie ha modificato le porzioni in base alle preferenze, e oltre l’80% dei pasti è stato pianificato in anticipo. Tutto ciò ha portato a una riduzione concreta non solo degli scarti, ma anche dei consumi di risorse e energia per la preparazione dei pasti.
Dalla mensa scolastica al cambiamento nazionale
Secondo Nicola Lamberti, PlanEat incarna «un vero cambio di prospettiva»: cucinare solo ciò che è realmente necessario, garantendo comunque un pasto completo ma evitando eccedenze destinate al cestino. «Ci auguriamo – afferma – che i futuri bandi per la ristorazione scolastica prevedano una maggiore flessibilità nelle porzioni: sarebbe una misura semplice ma capace di unire sostenibilità economica, ambientale ed educativa».
Anche la professoressa Giulia Mattavelli, responsabile scientifica del progetto, sottolinea il ruolo cruciale del coinvolgimento: «I dati mostrano che bambini e famiglie sono attenti al tema. Dar loro voce nelle scelte alimentari accresce la consapevolezza e promuove abitudini più sane, con vantaggi per la salute e l’ambiente».
Un modello da esportare
L’esperienza positiva di Borgarello dimostra che il modello può essere replicato su scala più ampia. Grazie a procedure automatizzate, come la prenotazione dei pasti, il tracciamento tramite QR code e la gestione delle diete speciali, la piattaforma può essere adottata sia in piccoli plessi scolastici che in realtà di dimensioni maggiori.
In vista degli obiettivi fissati a livello europeo, PlanEat potrebbe trasformarsi in una best practice nazionale, capace di affrontare una criticità strutturale trasformandola in un’opportunità educativa e sostenibile.
In conclusione, lo spreco di cibo non è un destino inevitabile: è una scelta che possiamo cambiare. E insegnarlo sin da piccoli può fare la differenza.
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