“Marmottone” in plastica riciclata tra le Alpi: arte o provocazione ambientale?
Sculture colorate nei rifugi alpini accendono il dibattito: per alcuni una forzatura, per il Cai Biella un simbolo di speranza e sostenibilità.
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calendar_month 31/07/2025
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BIELLA – Ventitré marmotte giganti, colorate e realizzate in plastica rigenerata, sono comparse nei pressi di rifugi alpini tra Piemonte e Valle d’Aosta. Le opere, alte un metro e venticinque, fanno parte del progetto Soul of the Mountain, ideato dal collettivo Cracking Art in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali della Valle d’Aosta. L’obiettivo: sensibilizzare i visitatori sul cambiamento climatico e sull’uso responsabile delle risorse.
Ma non tutti hanno accolto con favore l’iniziativa. Alcuni ambientalisti e frequentatori della montagna parlano di "contaminazione visiva" e "plastica nei luoghi incontaminati". A difendere il progetto è Andrea Formagnana, presidente del Cai Mandamento di Biella:
«Chi le critica le confonde con rifiuti. In realtà, sono opere d’arte realizzate in plastica riciclata, parte di un’economia circolare. Quando si deteriorano, vengono rifuse e trasformate in nuove sculture. Nulla va sprecato».
Le “marmottone”, come sono state ribattezzate, sono collocate solo in zone già antropizzate, come l’interno o le immediate vicinanze dei rifugi. Lontane dall’idea di imitare la natura, queste installazioni vogliono evocare riflessioni profonde: cosa significa abitare la montagna oggi? Come possiamo essere più consapevoli del nostro impatto?
Il progetto prende ispirazione da un fatto reale: nel 2024, dal ghiacciaio del Lyskamm (Monte Rosa), è emersa una marmotta preistorica risalente a oltre 6.000 anni fa. Un ritrovamento che ha acceso l’immaginazione:
«E se fosse una viaggiatrice del tempo, venuta a ricordarci l’urgenza del cambiamento?», si chiede Formagnana. Da qui il legame con la leggenda del Regno di Fanes, dove le marmotte erano alleate degli uomini e simbolo di salvezza.
Secondo il presidente del Cai, le marmotte rappresentano speranza, comunità e responsabilità:
«Sono sentinelle del gruppo, come noi dovremmo essere per la montagna. Usare l’arte per raccontarlo ci permette di parlare soprattutto alle nuove generazioni».
Ma il messaggio non si ferma all’aspetto simbolico. La plastica, sottolinea Formagnana, non va demonizzata, ma gestita con consapevolezza.
«È già parte dell’ambiente montano: nei nostri vestiti tecnici, negli accessori da campeggio. Alcuni rilasciano microplastiche al lavaggio. Serve più cultura ambientale e scelte quotidiane più sostenibili. Esistono già alternative in fibre naturali, anche nel Biellese».
Le installazioni sono state posizionate in rifugi come il Coda e il Rivetti nel Biellese, il Quintino Sella e il Vittorio Sellain Valle d’Aosta. Al Rifugio Biella nelle Dolomiti, una delle marmotte è stata simbolicamente collocata accanto al busto di Quintino Sella, fondatore del Cai.
«Anche lui credeva nel progresso responsabile. Oggi la nostra sfida è diversa, ma lo spirito resta lo stesso: cercare soluzioni e migliorare», conclude Formagnana.
Il progetto è stato realizzato senza costi per il Cai Biella, grazie al contributo gratuito di Cracking Art.
«Non sarà una marmotta a cambiare il mondo», ammette Formagnana, «ma può ricordarci che è tempo di cambiare direzione».
Le marmotte, tra colori accesi e sagome fuori scala, non vogliono confondersi con il paesaggio, ma dialogare con chi lo attraversa. Sono lì per farci domande. E forse, per aiutarci a trovare nuove risposte.
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