Viaggio tra le vette dell’Etiopia: alla scoperta delle Scimmie Leone dette “Gelada”
Un viaggio alla scoperta delle bellezze, delle curiosità, del fascino dell’Italia e del mondo, di ieri e di oggi, grazie a Carlo Franchini.
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calendar_month 16/09/2025
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Tra le montagne dell’Etiopia, dove le praterie si estendono a oltre tremila metri di altitudine e il paesaggio sembra scolpito dal tempo, vive un primate straordinario, unico nel suo genere: la Theropithecus gelada, comunemente conosciuta come scimmia-leone. La sua presenza è limitata a questo territorio, rendendola una specie endemica e particolarmente interessante dal punto di vista scientifico. Il suo nome richiama la criniera che avvolge il capo dei maschi adulti, ma la sua unicità non si esaurisce nell’aspetto: le Gelada rappresentano un caso eccezionale nel mondo dei primati per comportamento, dieta e organizzazione sociale.
A differenza della maggior parte delle scimmie africane, che abitano foreste e savane, le Gelada si sono adattate alla vita d’alta quota. Sopravvivere in un ambiente così rigido, caratterizzato da vento costante, forti escursioni termiche e pendii impervi, ha richiesto una specializzazione profonda, che si riflette in ogni aspetto della loro vita quotidiana. Questi primati si spostano in grandi gruppi, spesso composti da centinaia di individui, alla ricerca di erba fresca: un alimento che costituisce quasi il cento per cento della loro dieta. Brucano in silenzio per ore, seduti come ruminanti, un comportamento assai raro tra i loro simili.
Oltre all’aspetto ecologico, ciò che colpisce delle Gelada è la loro complessa vita sociale. Ogni grande comunità è suddivisa in unità familiari più piccole, guidate da un maschio dominante e da diverse femmine adulte. All’interno di questi gruppi si sviluppano relazioni stabili e durature, sostenute da un sistema comunicativo sorprendentemente evoluto. Le Gelada utilizzano un vasto repertorio di vocalizzazioni per esprimere emozioni, richiamare l’attenzione, avvertire di pericoli o rafforzare legami. La ricchezza del loro linguaggio vocale le pone tra i primati con le capacità comunicative più sviluppate, avvicinandole, per certi aspetti, all’uomo.
Un’altra caratteristica distintiva di questa specie è l’area di pelle nuda sul petto, di colore rosso acceso, nota come “cuore nudo”. Nei maschi adulti, l’intensità di questo segnale visivo è direttamente legata alla produzione ormonale e alla posizione gerarchica all’interno del gruppo. Si tratta di un meccanismo di comunicazione non verbale che svolge un ruolo importante nella dinamica sociale e riproduttiva. Questo tratto, unico nel suo genere, è l’espressione di una complessa combinazione tra biologia e comportamento.
Nonostante la loro adattabilità, le Gelada non sono immuni alle minacce causate dall’attività umana. L’espansione agricola, l’allevamento intensivo e la progressiva frammentazione dell’habitat stanno riducendo drasticamente le aree disponibili per questa specie. La limitata estensione geografica e l’isolamento delle popolazioni rendono le Gelada particolarmente vulnerabili a lungo termine, sia sul piano genetico che ecologico. La perdita del loro ambiente naturale comporterebbe non solo l’estinzione di una specie rara, ma anche la scomparsa di un tassello fondamentale per la comprensione dell’evoluzione sociale nei primati.
Osservare le Gelada nel loro ambiente d’origine è un’esperienza che va oltre l’interesse scientifico: permette di riflettere sul valore della biodiversità, sull’importanza della conservazione e sulla responsabilità dell’uomo nei confronti degli ecosistemi più fragili del pianeta. Le montagne dell’Etiopia custodiscono non solo un paesaggio di straordinaria bellezza, ma anche una delle storie più affascinanti del mondo naturale.
Per un'informazione più ampia, è disponibile il video youtube!
Ecco, invece, un estratto dal libro di Carlo Franchini, “Etiopia, emozioni di viaggio”.
Egli racconta un’esperienza sugli altipiani etiopici, in particolare nel Semien, una delle aree più elevate del continente africano, dove si trova il Ras Dascian, una vetta alta 4624 metri. L’autore descrive la difficoltà di adattarsi all’altitudine di oltre tremila metri, che provoca affanno anche nei più allenati, e introduce l’ambientazione naturale con le sue radure e la presenza dei gelada, scimmie erbivore uniche di questa regione.
I gelada, detti anche “scimmie leone” per la loro criniera e la caratteristica macchia rossa sul petto dei maschi dominanti, vivono in branchi numerosi, in cui il maschio alfa guida il gruppo. Questi animali si nutrono principalmente di erba, tuberi, radici e semi, ma occasionalmente possono anche mangiare piccoli vertebrati. Durante il giorno si muovono nelle radure, mentre la sera si rifugiano agilmente tra le rocce per sfuggire ai predatori come iene e leopardi.
L’autore racconta il suo avvicinamento progressivo al branco, inizialmente mantenendo una distanza rispettosa, fino a trovarsi immerso nel gruppo, osservando da vicino comportamenti familiari e intimi degli animali, come i cuccioli che succhiano il latte materno e i giovani maschi che si confrontano in piccoli scontri. In particolare, descrive un momento toccante in cui il capo branco si avvicina a pochi metri, scrutandolo attentamente e poi riprendendo la ricerca di cibo, permettendo così al resto del branco di avvicinarsi e creare un’atmosfera di fiducia reciproca.
Viene spiegato il significato della macchia color rosso rubino sul petto dei maschi dominanti, che varia di intensità in base a stati ormonali e sociali, sostituendo la funzione comunicativa tipica di altri primati che usano segnali sulle natiche. L’autore si sofferma anche sulla bellezza della criniera bionda e i suoni naturali del branco: il respiro, il masticare dell’erba, i gesti.
Il racconto si chiude con la comparsa improvvisa della nebbia, che avvolge il branco mentre si allontana lentamente, lasciando l’autore colpito dalla straordinaria esperienza vissuta e dalla connessione con questi animali selvatici.
Tratto da: Etiopia Emozioni di viaggio di: Carlo Franchini
Edizione Istituto Poligrafico Zecca dello Stato – Roma – Pagg. 81/82/83


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